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TAIWAN E IL MERCATO NAUTICO

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Nel corso dell’ultimo decennio, i prodotti del settore della nautica da diporto stanno interessando sempre maggiormente la upper-middle class di alcuni tra i più industrializzati paesi dell’Estremo Oriente. Sulla scia di questo fenomeno, i protagonisti della neonata produzione di imbarcazioni dell’isola di Taiwan stanno cercando di emergere nel panorama asiatico, ponendosi l’obiettivo di diventare marchi di riferimento di quel comparto da sempre dominato dagli storici cantieri navali europei e nordamericani, i quali oggi più che mai soffrono gli effetti della crisi economica globale.
Quella dello yachting è tuttavia un’esperienza nuova per gli abitanti di Taiwan e lo è in tutti i sensi: nuovi prodotti, nuovi target, ma anche nuovi marchi che ora cercano di farsi conoscere attraverso un nuovo salone nautico. Le imbarcazioni sono costruite da strutture già attive nella produzione di unità per il trasporto marittimo di merci e passeggeri, nel settore della pesca e in ambito militare, alcune delle quali sono presenti sul mercato da oltre mezzo secolo, seppure si interessano al diporto soltanto da pochi anni.
Prima d’oggi dunque, i taiwanesi sembrerebbero non aver avuto grande considerazione delle potenzialità economiche del mare intorno ad essi, almeno dal punto di vista turistico e sportivo, e le ragioni di questo insolito fenomeno sono da ricercarsi nella storia del paese.
Taiwan è un’isola con una superficie di appena 36 mila chilometri quadrati e conta 23 milioni di abitanti che generano un prodotto interno lordo di 474 miliardi dollari USA (2012). Dal punto di vista geografico, la sua posizione è al largo della costa sudorientale del vasto territorio amministrato dalla Repubblica Popolare Cinese, con la quale però il governo taiwanese, anche noto come R.o.C. (Republic of China), è in conflitto dal 1949, anno in cui il generale Chang Kai-Shek, leader del movimento nazionalista Kuomintang e nemico dei comunisti di Mao Tse-dong, si spostò da Nanchino a Taipei portando con sé il suo entourage e parte delle truppe.
Questo è il motivo per cui oggi, nella comunità internazionale, Taiwan conserva uno status giuridico molto particolare. Questa controversa situazione diplomatica è constatabile anche a Roma: un’ambasciata della R.o.C. è accreditata presso la Santa Sede, ma non esiste una sua omologa presso la Repubblica Italiana.
Proprio a causa della tensione tra “le due Cine”, gli abitanti di questa piccola ma sviluppata nazione insulare hanno perso ogni intima relazione con l’oceano che circonda la loro terra. Il mare è stato considerato per oltre mezzo secolo un pericoloso confine, “il muro” di divisione da un vicino ostile e questo è stato il principale impedimento allo sviluppo di tutte le attività marittime, ad eccezione di quelle di servizio appunto, come i trasporti e la pesca.
Tuttavia, negli ultimi anni la situazione sta progressivamente migliorando. La maggiore apertura della Cina popolare nei confronti dei paesi vicini ha dato luogo a rapporti più distesi anche con Taiwan e i problemi politici sembrano essere momentaneamente in una fase di stand-by. Grazie a questa distensione e ad un graduale mutamento dello stile di vita asiatico, sempre più ispirato ai modelli di Europa, Stati Uniti e Oceania, i taiwanesi stanno iniziando a scoprire e apprezzare il blu del loro oceano al punto che, a maggio di quest’anno, hanno realizzato la prima esposizione di imbarcazioni e accessori nautici: il “Taiwan Int’l Boatshow 2014”.
La manifestazione serve dunque a facilitare la diffusione di una nuova idea del mare nella società. L’obiettivo del governo è infatti quello di implementare un settore che, in un futuro abbastanza prossimo, potrebbe arrivare ad occupare un ruolo centrale nell’economia di un paese attorniato dal mare e che ha una posizione strategica nell’Oceano Pacifico.
Altro motivo, seppure apparentemente futile, ma che ha contribuito a sfavorire lo sviluppo delle attività marittime ricreative in Asia, è una certa avversione da parte dei popoli orientali nei confronti dell’esposizione alla luce solare. I loro canoni estetici sono sempre stati piuttosto differenti da quelli europei, soprattutto per quanto concerne la cosmesi e le pratiche utilizzate per migliorare la propria bellezza fisica. Il colorito della pelle determinato dalla lunga esposizione alla luce solare dunque, quell’eritema a noi noto come abbronzatura, per gli asiatici connota lo stile di vita delle persone che lavorano duramente sotto il sole e che raramente possono concedersi degli svaghi. La “tintarella” a quanto pare, non rientra ancora tra le caratteristiche estetiche anelate dagli “yuppies” nati dal benessere economico del Levante. Essi infatti, si proteggono dal sole utilizzando copricapi, ombrellini e creme idratanti. Neanche la tradizione familiare taiwanese, rispecchiata dai media e dai prodotti audiovisivi, presenta o solamente accenna a scene di gite in barca, bagni di mare, campeggi sulla spiaggia, battute di pesca con i parenti o sfide in watersports tra amici. Malgrado tutto questo, i responsabili del Taiwan Trade Center sono piuttosto ottimisti riguardo alle possibilità di sviluppo del comparto, pur riconoscendo quanto il cammino da seguire sia lungo ed impervio.

 

La nuova nautica asiatica

La produzione di imbarcazioni è localizzata per il 76% sulla costa sudoccidentale tra le città di Tainan, Kaohsiung e Pingtung, dove si trovano i 37 marchi che oggi rappresentano il cluster navale del paese.
Riguardo alle prospettive di sviluppo della nautica da diporto in Estremo Oriente, Taiwan si trova certamente in una situazione favorevole rispetto alla vicina Cina popolare. Infatti, mentre in quest’ultima nazione il governo non permette normalmente ai suoi cittadini di uscire dal paese senza un regolare permesso (complicato da ottenere anche solamente per salpare dal territorio continentale e raggiungere altre isole sotto l’amministrazione della Repubblica Popolare), gli abitanti di Taiwan sono invece privilegiati dallo status di cittadini liberi che permette loro di praticare il turismo internazionale a tutti i livelli. I giovani spesso frequentano le università europee e statunitensi considerando un “Grand Tour” molto in voga, quello tra Venezia, Firenze e Roma.
Il paese ha un’economia in costante crescita, favorita da un’imposizione fiscale bassa, soprattutto per le imprese. Tanto per farci un’idea del suo livello di sviluppo tecnologico, ricordiamo che dal 2004 la capitale Taipei ospita il grattacielo One o one, dotato di un ascensore in grado di raggiungere i 60 Km/h di velocità, rimasto per alcuni anni dalla sua costruzione il più alto del mondo e oggi ancora al quinto posto nella classifica di quella specie di competizione alla quale le potenze economiche partecipano sempre più ansiose di vantare ciascuna il proprio emblematico simbolo di sviluppo verso i cieli della finanza globale.
Lo sviluppo industriale che negli ultimi trent’anni ha determinato il boom economico di questa operosa nazione è derivato principalmente dalla produzione di semiconduttori, componenti elettronici di consumo e motorscooter, tra i più venduti in Europa. Il benessere sopraggiunto ha provocato un fenomeno di “occidentalizzazione” del life-style e dei gusti dei suoi abitanti, divenuti cultori degli articoli Made in Italy che qui costano carissimi e sono reperibili unicamente nelle versioni originali. A Taiwan infatti, attualmente pare impossibile imbattersi in prodotti falsi o contraffatti, anche grazie alla presenza, sempre più massiccia, di negozi delle più importanti firme che sembrano fungere da “presìdi” per ottenere dal governo il rispetto dei trattati internazionali riguardanti brevetti e diritti d’autore, come non avviene in altri paesi vicini.
Questo continuo miglioramento della qualità della vita dei taiwanesi sta culminando in una consistente richiesta di beni di lusso che da qualche anno inizia a coinvolgere anche il mercato nautico, spingendo l’imprenditoria del settore a investire in una produzione sempre più diversificata, fino ad includere le unità da diporto oggi proposte sul mercato interno e su quello internazionale. Attualmente infatti, sull’isola si realizzano megayachts e barche di medie e piccole dimensioni, sia a motore che a vela e la committenza inizia ad affacciarsi anche da altri paesi del sud-est asiatico, dall’Oceania, dagli Stai Uniti e, seppur più timidamente, dal nostro Vicino Oriente.

 

Kaohsiung e il salone nautico

Il neonato comparto potrebbe dunque definirsi già in fase di espansione. La sua città di riferimento è Kaohsiung, la seconda del Paese, situata nella parte meridionale. Anche in quest’ultima sorge uno dei grattacieli più alti del mondo, il Tuntex Sky Tower, essa è infatti una moderna metropoli di medie dimensioni con 2 milioni e 700 mila abitanti e un clima tropicale (si trova alla latitudine del 22° parallelo Nord) caratterizzato da buoni venti che certamente facilitano lo sviluppo delle attività veliche anche grazie all’enorme porto in grado di ospitare unità da diporto di qualsiasi tipo e dimensione.
Da quest’anno, la città è dotata di un Exhibition Center, una struttura fieristica al coperto che consiste in un ampio padiglione dal moderno design curvilineo, totalmente privo di colonne per permettere agli espositori di presentare, anche sulla terraferma, imbarcazioni di qualsiasi forma e dimensione. In questo luogo si è svolta la parte “a secco” dell’esposizione, ovvero quella degli stand in cui sono stati presentati prodotti e servizi che non necessitano di particolari infrastrutture nautiche. Altra importante novità per la città di Kaohsiung e per il suo porto, oggi quattordicesimo nella classifica mondiale per estensione e movimentazione annua di merci, è il “marina” ultimato in occasione di questo evento nelle acque antistanti il padiglione, prima opera di ingegneria civile del paese adibita alla ricettività di imbarcazioni da diporto.

 

L’importanza del Made in Italy

Durante la manifestazione è stata inoltre allestita un’isola artificiale sulla quale sorgeva un’area riservata alla stampa internazionale e alle personalità di rilievo, a cura del cantiere Jade Yachts, il quale insieme a Horizon è attualmente uno dei principali marchi del mercato taiwanese. Su uno dei lati di questa struttura flottante, si trovava ormeggiato il “959”, uno dei primi emblemi del “nuovo lusso galleggiante” di Taiwan: uno yacht di 52 metri di lunghezza dagli interni realizzati con design, materiali e componenti interamente Made in Italy. Un’ulteriore dimostrazione di quanto la produzione italiana sia apprezzata in questo paese, è stata la presenza su questa sorta di isola V.I.P., di alcune delle nostre più prestigiose autovetture, ovvero Ferrari e Maserati, esposte con l’intento di definire e sottolineare il target di utenza a cui mirano i grandi del comparto.
Malgrado non vi sia stata una consistente quantità di espositori europei, bisogna rilevare la presenza di una decina di imprese asiatiche dedite alla rivendita di prodotti di case europee. Erano presenti inoltre 36 espositori giunti da Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Singapore, Hong Kong, Indonesia e Cina continentale.
Il salone nautico è stato visitato da oltre 30 mila utenti, di cui circa un migliaio prevenienti dall’esterno del paese (fonte TAITRA). È stato organizzato dal Bureau of Foreign Trade di concerto con l’amministrazione cittadina e con il Taiwan Trade Development Council. Ha ospitato un totale di 168 cantieri, con 861 stand al coperto e oltre 60 barche, comprese piccole derive e unità di oltre 50 metri di lunghezza. Grazie alla vicinanza geografica della maggior parte dei produttori con il luogo dell’esposizione, nel corso di essa è stato possibile permettere ai futuri clienti e ai potenziali interessati pervenuti, di visitare parte degli impianti di produzione e di conoscere personalmente alcuni tra i nuovi protagonisti della nautica asiatica.

*Marco Troccoli è esperto di nautica da diporto e docente di lingue straniere applicate alle professionalità marittime. Collabora con importanti testate italiane e conduce una ricerca sulle prime esplorazioni dell’Oceano Pacifico nell’ambito di un dottorato di ricerca presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

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